domenica 31 luglio 2011

Le donne che vivono insieme sincronizzano il loro ciclo mestruale?

Curiosità nata dalla lettura del libro "Sincronia", dove veniva citato questo fatto, con procedure e risultati diversi.


La sincronizzazione mestruale fu rilevata per la prima volta in un articolo del 1971 pubblicato su Nature a firma della psicologa dell’Università di Chicago Martha McClintock. In sostanza aveva chiesto, per tre volte durante l’anno accademico, a 135 studentesse (che vivevano insieme nel college) di indicare le date di inizio del loro ciclo mestruale. Verificò così che i gruppi di amiche più intime avevano cicli mestruali significativamente più sincronizzati fra loro in Aprile (l’ultima rilevazione nell’anno) rispetto ad Ottobre (la prima rilevazione). Nello specifico trovò che la distanza media fra gli esordi mestruali era passata da 6.4 giorni in ottobre a 4.6 giorni in aprile.
Il fenomeno, chiamato non a caso McClintock Effect, fu attribuito all’influenza dei feromoni, ipotetici segnali chimici inconsci in grado di influenzare non solo il comportamento, ma anche un aspetto più strettamente fisiologico come il ciclo mestruale.
Da allora molti altri ricercatori hanno tentato di riprodurre i risultati dell’esperimento originale, studiando studentesse di college, atlete, coppie lesbiche, madri e figlie, sorelle, amiche e colleghe di ufficio, ma: o non hanno trovato l’effetto oppure, trovandolo, lo hanno attribuito, convincentemente, ad un artefatto statistico privo di significato reale.
Si veda per tutti “Women Do Not Synchronize Their Menstrual Cycles” del 2006.
Il grosso problema dello studio della McClintock e di quelli che ne hanno apparentemente replicato i risultati, oltre al fatto di aver utilizzato i poco attendibili self report, sta nella considerazione che le donne non hanno un ciclo mestruale di durata fissa, né fra di loro né all’interno della propria stessa storia mestruale.
In questo articolo si fa un esempio dirimente. Supponiamo che uno studio inizi il 1 ottobre. La donna A, con un ciclo di 28 giorni, ha una mestruazione il 27 settembre, l’altra il 25 ottobre e la terza il 22 novembre. La donna B, con un ciclo di 30 giorni, ha una mestruazione il 5 ottobre, l’altra il 4 novembre.
Al momento T di prima valutazione le due donne hanno una distanza fra esordi mestruali di 20 giorni (25 ottobre vs 5 ottobre), mentre nella seconda valutazione esse hanno una distanza di 18 giorni (22 novembre vs 4 novembre).
L’osservatore ingenuo che si limitasse a considerare la distanza in giorni relativa alle sue misurazioni potrebbe affermare che i cicli mestruali delle due donne stanno convergendo.
In realtà le due donne hanno iniziato con una distanza di soli 8 giorni (27 settembre vs 5 ottobre) quindi, a voler essere precisi, stanno “divergendo”.
Il problema è che la stessa idea di convergenza e divergenza non ha senso, data la persistenza di cicli di durata differente. Essi non possono mai davvero sincronizzarsi, a meno che non si dimostri che essi tendono a diventare della stessa durata, e questo non l'ha dimostrato nessuno.
E ancora, se tutte le donne avessero un ciclo mestruale di 28 giorni, cosa che non è, il tempo massimo di differenza tra la mestruazione di una donna da un' altra può essere solo 14 giorni, mentre il minimo è ovviamente 0. In media dunque la differenza sarebbe di 7 giorni e nella metà dei casi, meno di 7. Il declino medio della differenza tra 7 e 5 giorni osservato nello studio della McClintock potrebbe essere dunque niente di più che un caso.
Il significato evolutivo di questo presunto effetto risiederebbe, secondo alcuni, nel fatto che un’ovulazione sincronizzata di tutte le femmine contemporaneamente renderebbe più difficile, per un maschio dominante, accoppiarsi con successo con tutte le femmine del circondario, con successivi problemi di condivisione dello stesso padre da parte di un numero considerevole di pargoli. Insomma sarebbe una sorta di assicurazione fedeltà e polizza accudimento.
Da un punto di vista evolutivo la spiegazione non è un granchè. La natura mira a favorire l’accoppiamento con il maschio geneticamente meglio dotato e una mutua sincronizzazione dei cicli sarebbe una strategia controproducente. Al contrario essere fertili in momenti diversi consente alle femmine di ridurre la competizione fra loro e di incrementare la loro possibilità di accoppiarsi con maschi di alta qualità.
In conclusione, allo stato attuale della ricerca, per ragioni empiriche ma anche teoriche, il McClintock effect è ritenuto un mito, anche se il dibattito scientifico e l'aneddotica popolare sono tutt'altro che esauriti.
Fonte: Psicocafè

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